Farm City, l'educazione di una contadina urbana


Come far fiorire una fattoria in un ghetto «La mia fattoria si trova nel ghetto, in una strada senza uscita». È l’incipit, intrigante, del racconto biografico di Novella Carpenter, figlia di una coppia di figli dei fiori. Benvenuti nel ghetto di Città Fantasma, nei bassifondi di Oakland, California, dove Novella si è trasferita col marito Bill. Edifici scrostati, macchine scassate, mucchi d’immondizia accatastati lungo le strade, economie sommerse e appezzamenti incolti. A popolarlo è un’umanità arruffata ed esplosiva – negozianti yemeniti, graffitari, prostitute e spacciatori, famiglie vietnamite, adolescenti afroamericani, palazzinari, monaci buddisti e Pantere Nere, calciatori latinos, senzatetto, un miscuglio di razze, culture ed esperienze, un insieme di “aberrazioni” che, in qualche modo, hanno trovato il modo di convivere. Affascinata dall’idea dell’autosufficienza alimentare, Carpenter ottiene da un appezzamento abbandonato, infestato dalle erbacce e sepolto sotto le immondizie, prima un orto, poi una vera e propria fattoria.

Non solo insalata e pomodori quindi, ma anche tacchini, oche, galline, anitre, maiali. Il libro è la divertente cronaca giorno per giorno – piena zeppa di aneddoti, incontri, suggerimenti pratici, spunti gastronomici – di come Carpenter riesce, con molta fatica e più di un contrattempo, a realizzare il sogno della sua vita. Ma, su un altro piano, è anche una profonda riflessione su tutte quelle cose che sacrifichiamo, sempre di più oggi, sull’altare della fast life.


Novella Carpenter
Farm City, l’educazione di una contadina urbana



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